LOVE LINE

 

di Massimo Pietrasanta

 

Love line

 

 

Erano le 06.00 del mattino quando mi suonò il cellulare, guardai il display con un occhio aperto e uno chiuso, e quando realizzai chi mi stava chiamando esordii con un bel:

“ma cosa cazzo vuole questo rompipalle alle sei del mattino???” ma non potei fare a meno di rispondere

“Salve prez mi dica” dissi con voce scocciata

“Buongiorno mio piccolo piccioncino” Rispose lui

A quel tono di voce capii che stava per accadermi qualcosa di non proprio piacevole e quindi mi feci più attento alle sue prossime parole.

“Qual’è il motivo della sua chiamata prez? Mi dica pure?”

“Ti ricordi che ti avevo parlato del seneca I?”

“Si&ldots; me lo ricordo, ma credevo che il volo fosse per ieri, poi non l’ho sentita in tutto il giorno”

“Ebbene, il volo è per oggi”

“Va bene, mi dica a che ora”

“06.30”

a quel punto schizzai come un fulmine“Come sei e trenta, sono le sei adesso?”

“Infatti ti devi muovere, vai al gate della tropic e troverai una fanciulla da portare un po’ in giro, il piano di volo è già sul seneca I”

La cosa si faceva più interessante, “Una fanciulla???” chiesi io

“SI una fanciulla, sei sordo?”

Quello che mi insospettiva era il fatto che mi parlava quasi ridacchiando, quasi come per prendermi in giro.

“Va bene, vado subito, ma la tappa finale qual è”

“Ti ho detto che il piano di volo è sul seneca, vai e leggila”

Avevo capito bene, qui c’era sotto puzza di fregatura. Mi preparai e mi recai all’aeroporto, la giornata non prometteva bene per niente, una fitta pioggia copriva tutta l’isola di Guadeloupe, non era certo il giorno ideale per volare con il seneca I, ma noi tropicani eravamo abituati a volare in qualsiasi condizioni meteo, quindi non me ne preoccupai più di tanto.

Giunto al gate della Tropic Air vidi la mia futura passeggera, o almeno, credetti di vederla, era una ragazza stupenda, alta un metro e settantacinque circa, pantaloncini di jeans a vita bassa che terminavano appena sopra le coscie, una camicetta legata sopra un ombelico che ben in pochi sarebbero stati in grado di non guardare, un seno che spiccava come un faro nella notte, i suoi capelli lunghi color grano si intonavano benissimo con i suoi occhi cerulei.

Peccato che era una di passaggio e stava guardando il cartellone dei voli proprio vicino al gate della Tropic Air, ma la mia futura compagna di volo non era esattamente come questa ragazza.

Notai un armadio a quattro ante con in mano il biglietto più odiato, in questi casi, dai piloti della Tropic Air, il biglietto per la LOVE_LINE, e purtroppo quello che mi lasciava perplesso è che l’orso in questione mi sa che avrebbe viaggiato da sola, non vedevo nessuno insieme a lei, quindi mi chiedevo perché voleva fare quel volo, potava prendere un volo qualsiasi.

Il LOVE-LINE, noi piloti della Tropic Air, l’avevamo soprannominato il “porno volo”, iniziai in quel momento a ricordarmi tutto quello che si era detto su un fantomatico Seneca I, appositamente modificato per permettere ai turisti che ne avessero fatto richiesta, di poter avere amplessi e orgasmi ad alta quota.

Fino a quel momento non ci pensai minimamente, mai avrei pensato che il seneca che mi diceva il prez era quello del LOVE-LINE, ma quel che non capivo era con chi voleva copulare l’incredibile hulk,

 Se era da sola Ma, pensai, magari è una maniaca sessuale che ama farsi dei giochini solitari, di sicuro io non l’aiuto. Giuro che la tentazione di andarmene senza farmi notare fu grande, ma prima di tutto viene il lavoro e cosi mi avvicinai a lei e le dissi,

“Salve, è lei che ha prenotato un volo per le sei e trenta di questa mattina con la tropic?”

“Salve a lei mio futuro compagno di volo”

L’accento era tipico dei paesi dell’est, infatti mi disse che era Russa, ed era in viaggio premio perché aveva vinto il campionato mondiale di sollevamento pesi. E ti credo, questa potevamo usarla come muletto per sollevare gli aerei quando bucavamo, comunque mi mostrai cortese e l’invitai a seguirmi.

Non feci in tempo a girarmi che già la mia compagna, di volo si intende, non fraintendete, mi diede uno schiaffo sul culo che mi rimasero le sue cinque dita per una settimana. Iniziai a preoccuparmi, mi voltai e guardandola stupito lei mi disse:

“tu ci hai un bel culo compagno pilota tropicano”

“Si lo so vorrei tenerlo per tutta la vita” Risposi io ridacchiando, ma sempre preoccupato per il futuro evolversi della situazione.

Ci recammo al parcheggio del Seneca, che se ne stava li tutto solo, sotto l’acqua battente.

Un enorme pozzanghera aveva circondato il mio aereo, e passarci dentro significava bagnarsi completamente le scarpe, non avevo tanta voglia di farlo, quindi tentennai un po’ cercando la via più asciutta per giungere al mezzo, Irina, così si chiamava l’armadio, notò questa mia preoccupazione, e togliendosi le scarpe mi prese come un sacco di patate sulle sue spalle e mi porto fin sull’ala del l’aereo, impedendomi quindi di bagnarmi. Faccio notare che io sono altro un metro e ottantotto e peso novanta chili, lei mi prese come un sacchetto della spesa, rimasi meravigliato della sua forza tanto che mi venne il dubbio di controllare se fosse veramente donna oppure uomo, ma lasciai stare e mi fidai dei documenti.

Preso posto sul nostro mezzo mi accinsi ad effettuare la procedura di accensione, batterie, avionica, selettore carburante, sincronizzatore dell’elica, pompa carburante destra e sinistra e avviai il primo motore, successivamente avviai il secondo e una volta terminate le procedure contattai l’Atis dell’aeroporto, il quale mi dava vento da 062 a 15 nodi, visibilità a 5 miglia con pioggia, nuvole basse a 800 piedi, temperatura a 20 gradi con punto di rugiada a 16, altimetro 2952 e pista in uso la 11.

Contattai l’ente di terra chiedendo l’ autorizzazione a rullare per la 11, cosa che mi fu concessa senza problemi.

Nel frattempo Irina si guardava intorno e ascoltava le mie parole, quindi esordì dicendo:

“Compagno tropicano, sei proprio bravo pilota, mi piaci tanto tanto”

Sempre con quel suo accento che ricordava moltissimo i film comici dove vi erano per protagonisti personaggi russi, oppure, per rendere l’idea, pensate a Ivan Drago in Rocky quando disse :”Ti spiezzo in due” Perfetto, pensate a quello e avrete l’accento di Irina.

Nel frattempo mi recai nei pressi della 11, contattai la torre e fui messo in attesa affinché un Learjet non avesse liberato la pista. Passarono due o tre minuti e fui nuovamente contattato per essere autorizzato al decollo, mi allineai e decollai immediatamente.

Intanto Irina continuava a parlarmi dei suoi successi nel mondo dello sport, di come è diventata famosa, del suo viaggio premio e di quanto avesse voluto provare l’ebbrezza di una esperienza sessuale ad alta quota. Aveva letto della cosa sugli opuscoli della Tropic Air nelle varie agenzie di viaggio, e subito la sua fantasia le aveva fatto vivere momenti indimenticabili, momenti che a tutti i costi lei avrebbe dovuto vivere realmente.

A quel punto tra me e me pensai, ma tra tutte le persone che ci sono al mondo, proprio io dovevo finire con questo orso polare dall’accento di Stalin? Non feci in tempo a finire quello che pensavo che già le sue mani correvano sul mio corpo, un sogno così l’avevo fatto anch’io, chi non vorrebbe trovarsi in volo con una ragazza che appena dopo il decollo ti fa capire che ci sta, ma la ragazza me la immaginavo un po’ diversa, questa, se mi fossi ribellato, sicuramente mi avrebbe stuprato.

Cercai di dissuaderla dalle sue intenzioni in maniera pacata e cordiale dicendo:

“No non adesso, siamo ancora nella fase delicata del volo, e poi una bella ragazza come te si vuol dare al primo che incontra???”

“non mi interessa compagno, io ci ho voglia di amore, tu sei qui e tu adesso mi vai bene, io fare amore con te, ora, su aereo”

Le sue mani correvano più veloci delle mie eliche, non facevo altro che passare le mie dai comandi dell’aereo alle sue per toglierle dalle mie parti intime,

“dai, non fare così che è pericoloso, siamo in un temporale”

“Siii temporale eccitare mio spirito russo, tu essere eroe che porta fanciulla in salvo in mezzo a temporale e fanciulla regalare a te sua felicità”

Veramente sarei stato più felice se la fanciulla si fosse catapultata giù dall’aereo, ma dovevo trovare una via d’uscita più consona, sempre ammesso che ce ne fosse stata una alternativa

“Dai compagno, non fare timido piccolo pilota e vieni a copulare con tua nuova compagna, fai vivere me esperienza indimenticabile”

L’esperienza indimenticabile l’avrei vissuta io, non sapevo se l’aereo ballava per le turbolenze o per i suoi movimenti angelici, angelici si fa per dire, sarà pesata come minimo 120 chili, non sapevo più cosa fare, anche perché dietro i sedili di comando, separati da una semplice tendina vi era un letto a 2 piazze, vi avevo detto che il seneca era stato modificato, giusto?

Fino a quel momento Irina non si era accorta delle modifiche fatte al seneca, ma purtroppo nei suoi movimenti tirò la tendina, non l’avesse mai fatto, il suo volto si illuminò e disse:

“compagno bellissimo letto aspettare nostra congiunzione di corpi, io e te oggi unirci in una cosa sola”

e certo, pensai, se mi vieni sopra, io sparisco dentro di te, altro che cosa sola, diventiamo una matriosca, ti dovranno aprire in due per farmi uscire

“ti prego, Irina, lascia stare, goditi il panorama”

“quale panorama compagno solo nuvole intorno ad aereo, neanche i piccioni ci potrebbero vedere”

Aveva ragione, eravamo in piena nube e a momenti non vedevo neanche le estremità delle mie ali.

Nel frattempo il seneca volava ad una quota di 5000 piedi ad una velocità di 150 nodi, le varie stazioni cercavano di comunicare con me, ero in IFR e quindi dovevo passare da un ente di controllo all’altro, ma la cosa mi risultava piuttosto difficile. Non sapevo se lanciare un messaggio di emergenza e atterrare nel più vicino aeroporto, giocandomi così la paga, oppure continuare il volo e portare a destinazione il mio panda russo.

Optai per la seconda, sarei dovuto resistere per quanto tempo? vediamo un po’, cavolo, pensai, dovevo andare a TAPA e invece sto andando in tutt’altra direzione, ma che diavolo di piano di volo è.

Avevo impostato i comandi di navigazione come da piano di volo senza rendermi conto che per andare a TAPA sarei dovuto passare dal vor di FOF, a Martinique, esattamente presso l’aeroporto di Fort de France, il Prez a questo giro era riuscito a trovare il modo di farmi pagare tutti i miei debiti.

Irina dal canto suo continuava la sua opera di seduzione.

“Allora compagno tropicano, ti vuoi decidere a lasciarti andare oppure no?”

“Ma la vuoi capire che non posso lasciare i comandi, devo controllare troppe cosa, la rotta, l’altitudine, la, La, La”

Non avevo finito la frase che già vedevo la sua testa tra le mie gambe e, e, ebbene cercate di capire&ldots;

Devo ammettere che la ragazza ci sapeva fare, la sua testa andava su e giù in modo ritmico e regolare, non sapevo se lasciarmi andare del tutto oppure lasciarla fare e continuare a controllare il volo, si, il volo, provate voi a volare dentro un temporale mentre qualcuna vi fa un servizietto, la cosa risulta un po’ difficile da gestire.

Controllai il GPS e vidi che mi restavano 11 minuti al VOR di FOF, pensai che una volta li l’aereo avrebbe da solo invertito la rotta e sarebbe proseguito sul prossimo punto programmato.

Ormai il testosterone era arrivato alle stelle, i miei muscoli si erano sempre più rilassati e continuare a gestire il volo diventava ogni momento di più un impresa ardua.

Tirai su la testa di Irina, mi slacciai le cinture di sicurezza e balzai dietro il seneca, lei fece la stessa cosa se non ché, nell’effettuare lo spostamento dal sedile anteriore al letto, mi tirò una tremenda ginocchiata nei testicoli.

Avrei voluto gridarle il mondo dietro, ma non potevo farlo, ero troppo impegnato a cercare di farmi passare il male, lei , poverina, per farsi perdonare continuò a fare quello che aveva fatto fino ad ora, e devo dire che non c’è cura migliore per farsi passare il dolore.

Continuammo per almeno una quarantina di minuti con lei che continuava a dirmi

“Siii siii Compagno siii Fai di me tua schiava russa, fammi sentire Cremlino, fai di me tua matriosca”

“siii siiii faccio di te mia schiava, ti faccio diventare un cremlino in miniatura, ti rompo come una matriosca” rispondevo io

Devo ammettere che però una volta nuda l’orsacchiotto non era malaccio, era si grossa di corporatura, ma comunque ben proporzionata, e la cosa mi provocava un certo non so che, mi intrigava,

“Tu piccolo pilota tropicano, fai sentire a me tuo pistone italo caraibico” mi diceva, ed io:

“si mia porca sollevatrice di pesi, prendi pistone italiano, guarda che testata ci tengo”

La cosa cominciava a divertirmi, mi eccitava il suo accento se non che ad un certo punto lei si sedette sul letto, mi guardò e mi disse:

“io e te adesso fare roulette sessuale masochista russa”

mi preoccupai non poco, che cazzo era questa roulette sessuale masochista russa???

Tiro fuori dalla sua borsa un fazzoletto di seta nero e una frusta.

Cazzo, pensai, e adesso che diavolo vuole fare???

“tu ora bendare me e poi io cercare di prendere te a frustate, se ti prendo decido io posizione”

“Ma ti droghi??? Ma che cazzo di gioco è, non possiamo continuare così come abbiamo fatto fino ad ora?” risposi tutto preoccupato

“guarda che siamo su un aereo, non in una camera di 50 metri quadrati, è ovvio che mi prendi, posa subito quell’aggeggio”

“No&ldots; io quando essere eccitata raggiungere l’orgasmo solo in questo modo”

mi disse lei,

“Guarda che se vuoi essere presa a frustate non devi far altro che dirlo, te ne do quante ne vuoi”

“non essere così gioco, gioco essere che tu bendare me e io cercare di prendere te, se ti prendo decido posizione”

"questa è fuori come un balcone" pensai.

Si bendò da sola gli occhi e cominciò a vibrare dei colpi con la frusta. Io dal canto mio cercai il più possibile di evitare i suoi colpi, ma potete immaginare come sia stato difficile farlo sul seneca.

Ad un certo punto sentii un colpo secco seguito da un forte dolore alla spalla destra, mi guardai e vidi i segni nitidi della sua frustata, ovviamente anche lei se ne accorse e quindi si levò la benda e ridendo disse

“ora io vinto partita con frusta e quindi decido posizione, tu mettere in ginocchio in fondo a letto e io voltare mia schiena e venire sopra di te”

“E per fare questa posizione di merda dovevi prendermi a frustate brutta putt&ldots;”

Non finii la frase per educazione, ma la voglia di insultarla a lungo era tanta, invece lei mi guardò e mi disse:

“Siii dimmi che sono la tua puttana, insultami compagno, umiliami, fammi sentire debole”

"ma porca vacca, pensai, ma tutte quelle fuori di testa capitano a me???"

Nel frattempo prendemmo posizione, se così si può dire, io mi inginocchiai in fondo al letto con la schiena rivolta verso la coda dell’aereo e il volto verso il cockpit, e lei si mise a carponi e voltandomi la schiena mi venne sopra.

L’unica cosa positiva di tutta questa storia era che messi in questa posizione, almeno potevo tenere sotto controllo gli strumenti, per quanto mi fosse possibile.

Iniziò una cavalcata che durò per almeno 20 minuti quando, ad un certo punto, lei esplose in un turbine di piacere se non ché, durante la foga, si aggrappò alle leve di comando del miscelatore del seneca, spegnendo conseguentemente i motori.

“porca troia porca troia PORCA TROIA”gridai io tutto preoccupato” Togliti che stiamo andando giù, STIAMO ANDANDO GIU”

Mi feci spazio tra il letto tutto disfatto e lei, giungendo fino ai comandi, riportai il miscelatore tutto a fondo corsa e iniziai a riaccendere i motori. Nel frattempo il Seneca aveva, ovviamente, puntato il muso in una picchiata da 2500 piedi al minuto, quindi avevo pochissimo tempo per riportarlo in volo orizzontale.

Con una mano cercavo di riaccendere i motori e con l’altra tiravo più che potevo la cloche per far diminuire l’angolo di discesa. Riuscii sia a riaccendere tutto che a ritornare in volo orizzontale, riattivai il pilota automatico e ripresi posto sul mio sedile di pilotaggio. Irina nel frattempo, un po’ spaventata per l’accaduto, si era rivestita e si era nuovamente seduta accanto a me.Il tempo non era cambiato e fuori fitte nuvole piene d’acqua continuavano ad accompagnarci nel nostro volo.

So che non si dovrebbe fare, ma la tentazione di saperlo era troppa e quindi chiesi se le era piaciuto, sempre e comunque in tono scherzoso:

“allora come è stato questo volo ti è piaciuto?

Lei mi guardò con aria pensierosa e poi rispose: “io essere abbastanza soddisfatta”

Come abbastanza soddisfatta, pensai, mi sono preso una frustata, abbiamo rischiato di lasciarci la pelle e questo treno merci russo mi dice che è abbastanza soddisfatta, quasi quasi apro la porta e la butto a mare. Poi lei riprese a parlare e disse:

“Devi sapere che io essere atleta russa lesbica, a me piacere donne, ma mia società sportiva non volere accettare questo, quindi decisero di mandarmi in vacanza a Caraibi, sotto consiglio di analista di squadra, per vedere se, provando esperienza con uomo mi sarei ricreduta. Ma a me continuare a piacere donne, non essere colpa tua mio piccolo compagno pilota tropicano, tu avere fatto molto”

E ci credo, ma porca vacca, tutte a me, tutte a me, continuavo a ripetermi ma nello stesso tempo, con queste sue parole, quasi mi fece tenerezza.

Continuammo il nostro volo parlando del più e del meno fin tanto che arrivammo a TAPA.

Una volta a terra lei riprese tutte le sue cose, si diresse verso l’uscita e quella fu l’ultima volta che vidi Irina Haiduska, russa, campionessa mondiale di sollevamento pesi

Massimo TAF197

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