STORIE DI VOLO

 

di Massimo Pietrasanta

 

Storie di volo reale e virtuale

 

Questa storia inizia in un normalissimo giorno di scuola in un lontano 1989.

All’epoca frequentavo la 5° superiore all’istituto A.Volta di Alessandria, e quel giorno, io e alcuni miei compagni non avevamo nessunissima voglia di frequentare le lezioni, quindi su suggerimento di uno di noi che abitava ad Asti e sapeva di avere la casa libera, ci recammo da lui per passare la mattinata in allegria. Giunti a casa sua ci recammo subito in camera sua, e li vi trovai un elettrodomestico che avrebbe cambiato letteralmente la mia vita, era un personal computer e per l’esattezza era un Amiga 500, ora non so se qualcuno di voi a mai visto questo mitico PC, a guardarlo ricorda molto il commodor64, tastiera e macchina il tutto in una cosa sola, una cpu da 7 mhz e 512 kbt di memoria ram, un mostro per i tempi di allora per quel che riguardava i videogiochi, ma quel che veramente cambiò la mia vita non fu il computer in se stesso, ma fu il gioco che per primo inserì nel floppy per farci apprezzare le potenzialità di quella macchina.

Il gioco in questione fu F/A18 INTERCEPTOR, uno dei primi simulatori di volo scritti per pc.

Fu amore a prima vista, mi ricordo che mentre gli altri se la sghignazzavano leggendo giornali porno e riviste varie, io iniziavo a compiere i miei primi passi in un mondo ancora molto ignoto per me, passai tutta la mattinata a giocare con quel simulatore e a cercare di capire come funzionavano i primi rudimentali HUD virtuali.

Tornati a casa, ovviamente non riuscivo a togliermi dalla testa quello che in quella mattinata avevo visto e subito partii alla ricerca di un negozio dove poter comprare quel pc, ma il problema erano i soldi, io studiavo e i miei di sicuro non mi avrebbero dato un milione di vecchie lire per comprare un pc solo per giocare, la risposta arrivò per posta. Una mattina mi giunse una comunicazione nella quale mi si diceva di passare presso la ditta dove in estate avevo lavorato come bagnino per ritirare la liquidazione di quei tre mesi, erano 700.000 lire e il resto non avevo problemi a trovarli, qualcosa avevo avanzato. Per farla breve, al lunedì mi ero innamorato e al venerdì già giocavo col mio simulatore preferito.

Passano gli anni e anche i pc si evolvono, giungiamo cosi al 1993 dove, dopo un corso come tecnico ascensorista e una futura assunzione, decido di frequentare un corso serale di operatore autocad, e li nasce la necessità di procurarsi un pc “potente” per quei tempi, un 486 dx2 66mhz 8mbt, ed e’ allora che trovo un altro amore, EF2000.

Per me era il simulatore di volo militare migliore che avessi mai trovato, anche perché con l’avvento di internet e di un server chiamato Kali era possibile, gia allora, collegarsi in rete e combattere contro altri piloti virtuali, ho passato delle notti intere a giocare a quel simulatore con altri amici trovati in rete. Nel frattempo avevo anche cercato di unire il virtuale al reale recandomi all’aeroporto di Alessandria a chiedere informazioni su quanto costasse il brevetto di volo, ma il prezzo era, ed è tuttora troppo irraggiungibile, quindi mi accontentavo di fare dei brevi voli sopra la mia città, quando qualche pazzo di amico mio mi accontentava e mi accompagnava per un volo prova, così facendo si poteva dividere le spese.

Gli anni continuano a trascorrere e giungiamo cosi al 2003. Purtroppo per motivi personali nel 1997 avevo venduto il pc, un po’ perché lo ritenevo responsabile della fine di una mia relazione con una ragazza di Torino e un po’ perché in seguito a quella rottura avevo, spendendo a destra e a manca, fatto un buco in banca che dovevo coprire, quindi ero rimasto per un po’ di anni con i piedi per terra, fino a quando, una domenica, un mio amico mi disse :”ma tu che hai la passione per il volo perché non vai a Mezzana Bigli? Vi e’ una scuola di aerei ultraleggeri” .Quel giorno la mia vita cambiò di nuovo e questa volta devo dire radicalmente. Appena giunti ci avvicinammo a un “personaggio” (diventato dopo il mio istruttore di volo). Chiedemmo a lui le varie informazioni sulla scuola e dopo tutte le varie spiegazioni mi porto’ in volo su quello che tuttora i miei amici chiamano scherzosamente “La scoreggia volante”. E già, a guardarlo gli si può dire di tutto tranne che sia un aereo che incute sicurezza, l’aereo in questione si chiama Groppino, e per chi non lo conosce posso dire di immaginare una trentina di tubi di alluminio assemblati da far sembrare quella struttura una cosa che possa ricordare un aereo, rivestire le semiali e i piani di coda con della tela dacron, montarci sopra un motore rotax 503 oppure un 582, collegare un elica al motore e poi&ldots; pregare e via&ldots; si vola.

Il primo volo prova devo dire che non mi ha entusiasmato troppo, non riuscivo a vedermi su quella trappola volante, mi ero sempre immaginato all’interno di qualcosa di più simile ad un aereo e non sulla scopa di hanry potter. Purtroppo però le mie risorse erano quello che erano e dopo un paio di voli prova su quella macchina iniziai a capire che l’importante non e’ la macchina su cui si vola, l’importante e’ volare, staccare il corpo da terra e trovarsi su nel cielo, sopra le nuvole e sotto il mondo intero,li a guardarti che sei tu a pilotare una macchina volate e non un semplice simulatore.

Finalmente mi decido e mi iscrivo al corso vds, il quale consisteva in 16 lezioni di volo a doppio comando e di una serie di lezioni teoriche da tenersi al sabato pomeriggio. Passano i giorni e con essi le lezioni di volo, giungendo a quella che tutti, e sottolineo tutti temono. Mi riferisco al volo da solista, tappa obbligata nella vita di ogni pilota, ma anche temuta. E già, un conto e volare svolgendo tutte le procedure richieste, i controlli, le manovre, sapendo di avere un “autopilota” che interviene nel caso qualcosa vada male, ma prima o poi il salto nel buio lo si deve fare da soli.

Ricordo ancora quella domenica di agosto, era il 31/08/2003 e io ero alla 12° lezione, i soliti controlli a terra, i controlli al punto attesa(magneti, cinture, altimetro, strumenti tutti OK) e dopo aver dato la precedenza a chi atterra&ldots; via&ldots; allineamento e decollo, una volta giunti a 300 piedi prima virata a sinistra di 180 gradi, pallina al centro e via a 100Km/h. Sotto scorreva la campagna, ormai troppo monotona anche se solo alla 12° lezione, seconda virata di 180 gradi a sinistra, allineamento e&ldots; giù via motore, flare e a terra.

In una lezione normale il tutto si sarebbe ripetuto per circa mezz’ora ma qual giorno no.

Il mio istruttore mi disse :”frena e torna al punto attesa, adesso vai da solo e non mi rompere i c......i”. E già mi disse proprio cosi, infatti 2 lezioni prima aveva provato a mandarmi su da solo ma io gli avevo risposto :” da solo ci vado quando lo dico io” e lui borbottando come sempre, aveva continuato la sua regolare lezione, ma quel giorno no e io sapevo che quel giorno non potevo tirarmi indietro.

L’adrenalina salì a mille, lui scese e senza il suo casco collegato all’interfono il rumore del motore sembrava addirittura rassicurante, lo sentivo soffice e non rabbioso come di solito si sente con i caschi collegati. Mi portai al punto attesa e dopo aver controllato che nessuno fosse in finale diedi motore. Ricordo bene quello che provai quando l’aereo inizio a salire, non potevo credere che ero io a pilotarlo tutto da solo, la sensazione di gioia durò pochissimo anche perché dopo che ti rendi conto che lo hai portato in volo da solo ti rendi anche conto che lo devi portare giù da solo.

Il volo dura in media 3 o 4 minuti in base a quanto allarghi o stringi il circuito, l’unica cosa che ricordo bene e’ che quel volo l’ho fatto tutto “strumentale”, velocità 100khm altimetro 300piedi, velocità 105kmh altimetro 270 piedi, velocità 95 km altimetro 330 piedi,.

Il problema era che il groppino in 2 e’ molto più stabile che da soli e quindi io essendo abituato a volare in 2 mi ero trovato un po’ spiazzato essendo solo, e quindi, di conseguenza lui continuava a salire perdendo velocità e io per correggerlo lo facevo scendere perdendo quota ma guadagnando in velocità.

Non mi ricordo di essermi guardato intorno, ero troppo impegnato a guardare gli strumenti. Per farla breve, invece che in linea retta voltavo in linea alternata (faccio l’elettricista), l’atterraggio si svolse in maniera normale e quando dissi quello che era successo al mio istruttore (il fatto di salire e scendere) lui mi rispose che non poteva spiegarmi prima quello che dovevo fare, ma lo dovevo imparare da solo. L’unica cosa che ha potuto dirmi è che da soli il groppino è molto più “instabile” che in 2 e che quindi richiede un pilotaggio molto più impegnativo ora sono felicemente possessore di un groppino in società di altri 2 soci e devo dire che mi ha regalato molte forti emozioni belle e una volta anche brutte (non e’ bello quando ti si spegne in decollo a 20 metri da terra, ma questa e’ un'altra storia)

 

taf197

massimo

 

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